Asilo nido: fondamentale nello sviluppo del bambino
Nel nostro paese la situazione degli asili nido è drammaticamente in ritardo rispetto alla media europea, eppure si tratta di una tappa fondamentale per lo sviluppo del bambino
Daniele Novara, pedagogista

Non sembra possibile, eppure negli ultimi due anni è successo proprio questo. Gli asili nido italiani invece di aumentare come numero e frequenza, portandoci finalmente al fianco degli altri paesi europei che hanno da sempre investito nel settore, sono diminuiti e tanti hanno addirittura dovuto chiudere i battenti, al punto che nella mitica Emilia Romagna le diminuzioni sono state del 17% e hanno creato situazioni assolutamente inedite.

Un disastro educativo
Fino a pochi anni fa, infatti, gli asili nido italiani erano talmente pochi che prevalevano le liste d’attesa, per cui il genitore sperava che suo figlio potesse entrarvi, vedendo giustamente in questa istituzione educativa un approdo necessario per la sua crescita e il suo futuro e anche per garantirsi la possibilità di continuare a lavorare. La crisi economica ha spazzato via questo quadro offrendoci un ulteriore spaccato di un disastro educativo che fa pendant con la crisi economica.

Il fatto stesso che l’Italia non riesca a uscire come altri paesi europei – l’Inghilterra, la Germania e l’Austria – dalla recessione appare fortemente connesso con l’abbandono delle politiche scolastiche di qualità e in primis delle politiche a sostegno della frequenza dei bambini nei nidi infantili.

A tutt’oggi secondo i dati ISTAT i bambini italiani che frequentano gli asili nido o servizi analoghi sono unicamente il 13,6% della popolazione, ben lontano da quel 33% posto come obiettivo dall’Agenda di Lisbona per tutta l’area europea. Le ricerche longitudinali compiute in varie parti del mondo, ma anche in Europa, sul potenziale di sviluppo che il nido rappresenta sui bambini nell’arco della vita non lasciano dubbi a proposito. I bambini che frequentano nidi di qualità hanno maggiori possibilità di affermarsi nella vita sia dal punto di vista degli apprendimenti culturali e quindi scolastici, sia dal punto di vista del successo individuale.

Purtroppo la crisi ha sdoganato un risentimento auto-lesivo e controproducente contro queste importanti strutture: negli anni scorsi diversi economisti hanno incautamente sostenuto il valore economico di affidare i bambini ai nonni e alle nonne piuttosto che alle istituzioni educative della primissima infanzia.

Senza dubbio i nidi italiani sono troppo cari ed è urgente una politica governativa che sostenga le famiglie in questo sforzo economico, ben oltre la cifra irrisoria che si può oggi detrarre dalla dichiarazione dei redditi. Va però detto che ha molto pesato un orientamento economicistico poco incline a valutare gli investimenti nel loro complesso, con la speranza che risparmiando su tutto e su tutti alla fine si avesse un risultato positivo. I genitori che hanno a cuore i propri figli possono semmai valutare la qualità del nido, ma è insensato avere dubbi sui vantaggi di questi ultimi rispetto a soluzioni più domestiche, come quella di affidare i bambini ai nonni.

In varie occasioni mi sono trovato a dover gestire in consulenza pedagogica situazioni dove i nonni non riuscivano a fare altro che mantenere la presenza dei nipoti semplicemente davanti a qualche TV o a qualche videoschermo. Perdendo così quelli che sono importanti necessità infantili: la compresenza dei coetanei e la necessità della scoperta attraverso il laboratorio sensoriale. Ma vediamo nel dettaglio i vantaggi del nido.

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