La natura e il bambino
Annusare, osservare, toccare, ascoltare: così il bambino conosce e comprende una parte più estesa del mondo circostante
31.05.2016 – Annalisa Perino, formatrice montessoriana, Biella
Il bambino si sviluppa attraverso l’esplorazione sensoriale. I suoi sensi raccolgono dall’ambiente le informazioni principali su ciò che lo circonda, e l’ambiente naturale è in assoluto il maestro migliore per l’affinamento dei sensi: il ruvido della corteccia, il liscio di un sasso levigato, il freddo dell’acqua di fiume, il caldo della sabbia, la morbidezza del pelo di un gatto, la durezza della roccia, il profumo della rosa, il sapore di una ciliegia matura, gli sgargianti colori delle farfalle e quelli delle foglie d’autunno, dei frutti, del cielo, del mare.
Camminare a piedi nudi sull’erba, sulla ghiaia, sulla sabbia, o sugli scogli ci permette di raffinare l’equilibrio psico-fisico, assaporando inoltre in modo sinestetico (ovvero con una contaminazione di più sensi) la bellezza, la varietà, l’ordine della natura che ci circonda.
Elementi naturali per esperienze sensoriali
Offriamo a un bambino di pochi mesi, che si avvia a esplorare il mondo, elementi naturali per esperienze sensoriali vere, profonde, forti, interessanti. Leggere le sfumature di colore, riconoscere le tonalità musicali, affinare l’olfatto alle essenze, avviare la tattilità per avere una padronanza profonda delle gradazioni tra liscio, ruvido, caldo, freddo… permette di vedere, sentire, annusare, riconoscere e comprendere una parte più estesa del mondo circostante.
In questo senso la plastica sicuramente non macchia, non si può rompere, ma di certo non regala impressioni così raffinate e naturalmente adatte allo sviluppo dell’infanzia. La plastica è un materiale comodo per l’adulto perché facilmente gestibile: senza peso, senza odore, senza calore, senza pericolo, ma tanto neutro da rendere l’esperienza per i bambini limitata e superficiale. Ecco che il piatto di plastica leggero, infrangibile, non ha le caratteristiche tipiche del piatto da tavola, ma piuttosto assume quelle di un gioco volante. Ed ecco come mai vediamo al tavolo dei più piccoli planare durante i pasti “dischi volanti” che non si rompono cadendo e che fendono l’aria con traiettorie mirabolanti.
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