Quando i bambini hanno qualcosa da insegnare
Da alcuni anni nelle scuole materne i bambini tra i 3 e i 5 anni fanno parte di un’unica sezione. Quali sono i vantaggi di questa nuova organizzazione?
23.05.2018 – Arianna Pesce Goffi, psicologa, Roma
Già da alcuni anni, mamme e papà hanno assistito a un cambiamento nell’organizzazione delle classi nelle scuole materne. Precedentemente le classi erano formate da bambini, maschi e femmine, della stessa età, pertanto vi si trovava la classica ripartizione: al primo anno di scuola materna c’erano bambini di 3 anni; al secondo anno, bambini di 4 anni e al terzo, bambini di 5 anni. Oggi, invece, siamo in presenza delle cosiddette “classi eterogenee”, nelle quali convivono bambini non solo di diverso sesso ma anche di diversa età. Così, nella sezione “A” di una certa scuola non troveremo più tre classi ma un’unica classe con bambini da 3 a 5 anni.
Questo cambiamento, a suo tempo, aveva generato molti dubbi nei genitori e forse anche qualche perplessità negli insegnanti, e ancora oggi causa incomprensioni.
In genere, ogni cambiamento innesca sensazioni di ansia, paura e incertezza, che portano a considerare perfetto il sistema o la strategia precedente, provocando disaccordo e titubanza nei confronti della nuova prospettiva, della quale, spesso e volentieri, non ci si fida per mancanza di garanzie.
Conoscere alcuni aspetti teorici alla base delle classi eterogenee può quindi essere utile non tanto per accettare pienamente il cambiamento avvenuto, quanto per comprenderne almeno in parte i “pro” e avere tutti gli elementi per fare una valutazione personale.
Le capacità attuali e quelle potenziali
Una delle teorie che può aiutarci a comprendere è quella dello psicologo russo Lev Semënovič Vygotskij, padre della “teoria socioculturale”, che ha concepito l’apprendimento come frutto dell’interazione sociale. Uno dei concetti di questa teoria ruota attorno alla “zona di sviluppo prossimale”, definita come la differenza tra le abilità attuali di un bambino e le sue capacità potenziali. In altre parole, si tratta di un “ponte” ideale che collega ciò che il bambino sa fare da solo in un dato momento a ciò che potrebbe essere in grado di fare con l’aiuto di una persona “esperta”.
Il bambino di 3 anni che da solo è in grado di unire due pezzi di una pista per le macchinine è lo stesso bambino che, insieme a un altro di 5 anni, potrebbe arrivare a costruire un tratto di pista formato da una decina di pezzi.
Questo esempio mostra un’applicazione pratica della teoria di Vygotskij e corrisponde a quanto accade nelle classi eterogenee per età: esse permettono di “ridurre” il ponte tra attuale e potenziale grazie alla presenza di bambini di età diverse.
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